A proposito di competitività italiana nel campo energetico notiamo con sconforto che la questione caro-carburanti viene sistematicamente ignorata da questo governo, come peraltro da quelli passati. Sotto la lente del governo Renzi c’è solo la bolletta elettrica e in particolare la componente A3, ovvero le fonti rinnovabili.
Ma quanto pesa nel bilancio familiare e delle imprese il costo dei carburanti?
Prendiamo ad esempio, il costo della benzina super in Germania in questi giorni: è intorno a 1,5 €/litro, mentre da noi in media è su 1,8 €/litro. Per un pieno sono circa 12-15 € di differenza. Per una percorrenza di 20.000 km/anno con una berlina media un italiano spende 700-800 €/anno in più di un tedesco. Questo incide ovviamente anche sul costo delle merci trasportate su gomma, che in Italia sono la maggioranza, e quindi va a colpire in generale tutto il sistema paese, trasferendosi sui prezzi delle merci stesse.
Ma indovinate cosa incide maggiormente sui prezzi dei carburanti in Italia? Ovviamente la componente fiscale, che è oltre il 60%, la più alta d’Europa. L’accisa fissa è di 0,731 €/l, oltre l’Iva al 22%, che grava anche sull’accisa, una tassa su una tassa!
Il costo industriale è circa il 40%, di cui la materia prima è il 36% del totale; quindi le quotazioni internazionali e l’effetto cambio euro/dollaro agiscono solo su questa componente. Infine c’è il margine lordo (8% del totale) che è la differenza tra il prezzo di vendita al netto delle tasse e il costo della materia prima. Su questa voce il distributore può agire per modificare il prezzo della benzina alla pompa (cioè su circa 1,5-1,8 centesimi di euro).
Ed ecco la surreale lista delle accise che gravano in Italia sul prezzo alla pompa del carburante, tutte ovviamente gravate dall’IVA al 22%:
• 1,9 lire (0,001 euro) per la guerra di Etiopia del 1935
• 14 lire (0,007 euro) per la crisi di Suez del 1956
• 10 lire (0,005 euro) per il disastro del Vajont del 1963
• 10 lire (0,005 euro) per l’alluvione di Firenze del 1966
• 10 lire (0,005 euro) per il terremoto del Belice del 1968
• 99 lire (0,05 euro) per il terremoto del Friuli del 1976
• 75 (0,037 euro) lire per il terremoto dell’Irpinia del 1980
• 205 lire (0,1 euro) per la guerra del Libano del 1983
• 22 lire (0,011 euro) per la missione in Bosnia Erzegovina del 1996
• 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004
• 0,0073 euro per la manutenzione e la conservazione dei beni culturali
• 0,04 euro per l’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011
• 0,0089 per l’alluvione in Liguria e in Toscana del novembre 2011
• 0,082 (benzina) – 0,112 (diesel) per il decreto “Salva Italia” del 2011
• 0,02 euro per l’emergenza post terremoto in Emilia del 2012.
Questo è o non è un deficit di competitività con il resto del mondo, soprattutto per un bene a domanda rigida come i carburanti per autotrazione?
Ma il governo, così sollecito a intervenire contro le fonti rinnovabili, su questo argomento continua a tacere!